In viaggio di nozze si fanno tante cose strane, il motivo credo sia il farsi prendere dall’ansia che il viaggio deve essere memorabile. Tra le cose più assurde che noi abbiamo fatto nel nostro di viaggio, in Perù, c’è il sorvolo delle Linee di Nazca.
Di queste linee si sa ben poco, qualcuno sostiene si tratti di forme fatte da alieni, altri ritengono che antichi popoli fecero queste incisioni sul terreno, lunghe kilometri, per comunicare con gli dei, altri le imputano alla massoneria.
Detto questo, decidiamo di assecondare l’agente turistico e scegliamo di vederle dall’alto, su un piccolo aereo (della cui stabilità, per vero, avremmo fatto meglio a dubitare).
Orbene, arrivati a Nazca in serata, la guida che ci accompagna in hotel ci raccomanda di non fare colazione l’indomani mattina. La cosa devo dire che ci insospettisce non poco, eppure non ci lasciamo intimorire.
In hotel conosciamo due altri ragazzi in viaggio di nozze, l’uomo della coppia ci racconta della sua esperienza di sorvolo sul Gran Canyon ed ecco che quelli che erano banali sospetti, cominciano a diventare indizi di un quadro piuttosto chiaro: il sorvolo mette a dura prova gli stomaci dei passeggeri.
Io che notoriamente sono una pavida comincio a cercare di procacciarmi delle droghe per affrontare il viaggio. Il Brie (che sarebbe il mio consorte) inizia a prendermi in giro, sciorinando spavalderia.
L’indomani, del tutto incurante dei suggerimenti della guida, compie il gesto fortemente imprudente di scofanarsi un intero buffet all’americana della colazione.
Io, invece, mi tengo leggera e mi somministro una xamamina.
Alle 10, ora dell’appuntamento, la guida ci informa che le condizioni atmosferiche sconsigliano il decollo.
Tempo libero per digerire. Alle 12 ci prelevano dall’hotel e ci trasportano in mezzo al deserto dove vediamo un edificio circondato da bancarelle:un mini aeroporto per mini aerei.
Ore 13.00 si parte.
Ecco, qui comincia il bello.
Dopo il decollo capiamo come funziona il sorvolo: in 20 minuti l’aereo sposta il proprio peso una volta a destra ed una volta a sinistra, con effetto tipico di quella giostra nota come il galeone. Il mio consorte, che non riusciva a stare in piedi su questa scatoletta dotata di ali, comincia a provare qualche piccola sensazione di malessere. Il suo colorito cambia, l’incarnato perde colore raggiungendo la purezza del giglio. Dagli iniziali commenti di sfottò su quanto era probabile che un aereo di tali dimensioni precipitasse, si passa all’assordante silenzio, con incapacità assoluta di rispondere alle domande. A questo punto il colore del volto vira verso il giallo paglierino, ma è quando diventa verde chiaro e poi una inconfondibile tonalità di verde bosco che capisco finalmente perché l’emoticon utilizzata per esprimere disgusto ha quello strano colorito. Con una flebile voce a questo punto commenta “amò fai belle foto che io le linee di Nazca me le vedo poi da lì”, dunque, interrompe ogni comunicazione con l’esterno limitandosi a soffrire in silenzio, accasciato sul sedile. Atterrati il suo primo commento è “aò avrmo pure pagato pè soffrì così”.
[…] viaggio di nozze (di cui ho già parlato qui) avevamo previsto un solo giorno su quindici di riposo. La sera prima di questo memorabile evento […]